lunedì 4 luglio 2011

Rimigliano a mare: Oasi naturale WWF

Andrea Filippi cedendo, in un tardo pomeriggio domenicale, ad un’ insolita e senz’altro apprezzabile voglia di confronto e discussione, è intervenuto con un botta e risposta su Facebook (vedi) sulla questione Rimigliano.
Filippi ha sostanzialmente detto: La storia di Rimigliano è complessa, le scelte fatte sono state dettate dal pubblico interesse, c’è stato qualche indispensabile compromesso, ma i vostri timori sono del tutto infondati. Gli scenari che disegnate sono inutilmente allarmistici, infondati, contrari alla realtà, quasi terroristici. Anche se poi non ha potuto negare il fatto che il Piano Strutturale preveda la possibilità per il Comune di costruire infrastrutture viarie (strade), e anche "punti di ristoro e servizi pubblici nel parco a mare vicino alla spiaggia" così come (letteralmente) aveva positivamente risposto il Comune alla richiesta contenuta nell'osservazione Albatros,  e che tali strutture possano essere date in concessione ai privati.

Con calma e con una maggiore accuratezza che un botta e risposta, con accavallamenti di risposte contemporanee ovviamente non consente, si spiegano di seguito molto pacatamente le nostre perplessità storiche e le ragioni razionali dei nostri timori.

Innazitutto riesaminiamo il caso dell’istituzione del grande parco di Rimigliano nel 1973, il cui successivo smantellamento è attribuito da Filippi al costo degli espropri.

Parte Prima
Rinunzia al grande parco di Rimigliano (la grande illusione del 1973) causata sostanzialmente dal costo insostenibile degli espropri.

Le gravi riserve su tale giustificazione qui sono assai semplici. Elementari direi.
Che bisogno c’era di espropriare Rimigliano in genere e Rimigliano a mare in particolare?
Proprio nessuna. Era perfetto così com’era nel 1973.
La grande fortuna di quel litorale, fin quando non è stato acquisito dal Comune, è stata infatti questa rarissima e irripetibile tripla circostanza:

1) Appartenenza del parco ad un privato

2) Terreno rigidamente vincolato a parco.

3) Insolita morfologia del terreno con confini indifendibili

Il vincolo impediva al privato qualsiasi edificazione o sfruttamento commerciale di alcun tipo
La morfologia stretta e allungatissima fra strada pubblica e arenile pubblico scoraggiava recinzioni enormemente estese costosissime e indifendibili.
La mancanza di qualsiasi possibile profitto e le spese insostenibili di manutenzione, obbligavano in pratica il privato a lasciare il parco a mare completamente abbandonato al suo stato selvaggio.

Grazie a questa miracolosa convergenza di circostanze, San Vincenzo disponeva GRATUITAMENTE di un parco (di uso pubblico ormai acquisito), costituito da un ambiente selvaggio e incontaminato.

Troppo bello per essere vero.
Difatti, dopo qualche anno, gli amministratori (forse per dimostrare di esistere) si sono messi in testa di espropriare il parco per acquisirlo in proprietà comunale.
E lì sono cominciati i guai. Che continuano e si aggravano di anno in anno.

Infatti oltre a dover soggiaciere ad un sacco di compromessi con la proprietà per abbattere i costi di esproprio, il Comune e l'Ente Parchi si sono purtroppo messi a "riqualificare" un ambiente che aveva bisogno solamente di essere lasciato in pace nel suo stato di miracoloso abbandono. Quindi: Lavori a ripetizione, Adeguamenti, Attrezzature, Servizi, ecc. ecc.
1) Immediata mutilazione del Parco con “l’attrezzatura” sia del bosco che del litorale per dare adeguati servizi al Garden Club e alla Riva dei Cavalleggeri.
2) Varie infrastrutture sorte qua e là, del tutto inutili e non richieste dai cittadini, con la sola eccezione dei percorsi accessibili ai disabili.
3) Taglio commerciale/criminale del bosco (ricavo 6.600 denari) dall’ingresso 1 all’ingresso 5 (podere Walfredo) con completo snaturamento del parco, sterminio del sottobosco di macchia mediterranea e cacciata di tutti gli animali selvatici.
4) Prossimo taglio a raso (davvero incredibile) di tutto il sottobosco del parco, enunciato dal sig. Sbrilli, per impedire l’infrattamento degli scambisti sporcaccioni (vedi articolo sul Tirreno del 2 luglio scorso)
5) Di quello che temiamo avverà fra un po', diremo in seguito.

A questo Punto, chiarito quale tremendo errore sia stata l’acquisizione del Parco alla proprietà comunale, ripetiamo la nostra proposta che permetterebbe di ripristinare (lentamente) la naturalità perduta del parco a mare e sgraverebbe il Comune da gravosi oneri di manutenzione.

Il Comune DONI il parco a mare al WWF che dovrebbe gestirlo come oasi naturale (tipo Capalbio Burano) con il solo obbligo di consentirne l’uso pubblico (con regole) di parte del bosco e l’accesso libero, lungo sentieri delimitati, alla spiaggia.
Faccia salve le sole strutture esistenti e nel R.U. vieti esplicitamente "ogni e qualsiasi intervento che modifichi anche minimamente o temporaneamente, l'aspetto esteriore del luogo".

Senza alcuna spesa per l’Ente Pubblico (Comune e Parchi) si risolverà ogni problema naturalistico e finanziario e Rimigliano a Mare ritornerà ad essere e rimarrà per sempre, quella meraviglia naturale che era fino a pochi anni fa.

Nessun commento: